Contesting the past: che cos'è l'Archeologia di Genere
"Contestare il passato": illuminare il buio storico su donne e minoranze. Questa è Contesting the past, a cura di Valentina Nastasi
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La parola “archeologia” riecheggia come qualcosa di morto nella maggior parte dei discorsi. Ma è proprio da lì che derivano i testi su cui tuttə abbiamo studiato o studiamo la storia.
Cosa succede quindi se ciò che apprendiamo è parziale o addirittura errato?
Sono Valentina Nastasi, ricercatrice di Archeologia di Genere, ed oggi ti spiegherò che cos’è questa disciplina ancora così poco indagata in Italia.
Brevissimamente: l'Archeologia di Genere è un metodo di indagine sulle società del passato che esamina la costruzione sociale delle identità di genere, attraverso la critica del determinismo biologico e l'analisi dei rapporti di potere tra i sessi. Nasce durante la seconda ondata del movimento femminista, grazie a Janet D. Spector e a Margaret W. Conkey, e si può considerare un’unione tra gli Women’s Studies e la New Archaeology.
Detto così sembra una roba difficile, ma ecco qua lo spiegone facilissimo:
l’Archeologia di Genere nasce per riportare a galla tutte le evidenze archeologiche precedentemente ignorate dal sistema androcentrico con cui la maggior parte degli storici e degli archeologi hanno analizzato i reperti fino a pochi decenni fa. È capace quindi di ricalibrare la nostra vista storica, assegnando dignità a tutti i soggetti ed i contesti che ci possono aiutare a definire meglio il passato del mondo.
Per questo motivo si parla di “contestare il passato”: lo si contesta per decostruirlo e riappropriarsene in modo più completo e verosimile, lasciando finalmente spazio a tutte le intersezioni tra generi, classi, abilità, ecc, che costituiscono il reale, passato e presente.
Lo scopo dell’Archeologia di Genere non è dimostrare che la donna fosse perseguitata
o che fosse incredibilmente importante, ma semplicemente che esistesse.
Infatti è ormai chiaro che il patriarcato abbia messo in ombra il genere femminile (ed anche tutti gli altri generi), in passato come spesso anche oggi: soltanto attraverso una più accurata analisi dei lasciti archeologici si può interpretare più correttamente il ruolo delle minoranze all’interno dei contesti sociali, e di come questi abbiano influenzato la costruzione, nonché la ri-costruzione, della storia.
Questo nuovo approccio, diffuso da molti anni in ambito internazionale, ancora arranca ad affermarsi nel mondo accademico italiano: mentre ne stiamo parlando esistono solo alcune studiose in Italia che si occupano prevalentemente di Preistoria. Questo campo di indagine è, consciamente o inconsciamente, ritenuto “safe” in quanto indaga un momento della storia dell’umanità con tantissime ombre proprio a causa della sua lontananza nel tempo o della mancanza di fonti scritte.
Sembra che analizzare la Preistoria lasci quindi più margine alle archeologhe proprio perché le ipotesi ricostruttive sono più difficilmente osteggiabili: l’Archeologia di Genere, infatti, è molto spesso contrastata dalla maggior parte degli accademici, e non credo sia difficile comprenderne il perché.
Questo campo di indagine infatti cresce sulla base di termini che includono il genere femminile e tutti gli altri generi, nonché contesti, di norma ignorati o sottovalutati dalle precedenti indagini archeologiche e storiche. Proprio come in ogni altra sfera culturale, decostruire resta un compito gravosissimo, che poggia soprattutto sulle spalle di donne e minoranze.
Non si parla in effetti di un’ulteriore area di ricerca (come può essere, ad esempio, l’Archeologia Subacquea), ma di una base necessaria per tutti gli studi archeologici e storici. Un nuovo punto di vista, aperto finalmente a tuttə.
Se ti interessa saperne di più, approfondirò il discorso in altre puntate di questa rubrica nelle prossime newsletter!
Nel frattempo ti lascio qualche spunto di lettura per iniziare a creare la tua nuova “vista storica”:
Angeli Bernardini Paola. Donne e dee nel Mediterraneo antico. Il Mulino, 2022.
Bennett Judith, e Karras Ruth Mazo . The Oxford Handbook of Women and Gender in Medieval Europe. Oxford University Press, 2016.
Casi Carlo. La donna nell'antichità. Archeologia e storia della condizione femminile dalla preistoria al Medioevo. Laurum, 2016.
Cuozzo Mariassunta e Guidi Alessandro. Archeologia delle identità e delle differenze. Carocci, 2013.
Doyle Jude Ellison Sady. Il Mostruoso Femminile. Tlon, 2021.
Forni Silvia, Pennacini Cecilia e Pussetti Chiara . Antropologia, genere, riproduzione. Carocci, 2006.
Díaz-Andreu García Margarita. “Género y Arqueología: Una Nueva Síntesis.” Arqueología Y Género, 2005, ISBN 84-338-3345-6, Págs. 13-51, January 1, 2005, 13–51.
Guiducci Armanda. Donna e serva. Rizzoli, 1983.
Lugones Marìa, Jimènez-Lucena Isabel e Tlostanova Madina. Genere e decolonialità. Ombre corte, 2023.
Mercuri Chiara. La nascita del femminismo medievale. Einaudi, 2024.
Sartori Francesca. Differenze e disuguaglianze di genere. Il Mulino, 2009.
Stig Sørensen Marie Louise. Gender Archaeology. John Wiley and Sons Ltd, 2000.
Woolf Virginia. Una stanza tutta per sé. Il Saggiatore, 1963.
Alla prossima!